domenica 15 maggio 2011

IL VENUSIANO ADAMSKI

Antonio Ribera ha scritto:
«La principale obiezione che muoviamo al bel venusiano di Adamski, è proprio la sua bellezza tanto venusiana. Però, analizzando più dettagliatamente la questione, abbiamo scoperto anche di più: che l'essere dello spazio tanto bello è lo steso Adamski, idealizzato. È una proiezione, un'incarnazione degli ideali di questo filosofo pacifista con atteggiamenti da vegetariano e da teosofo.
Il suo venusiano è un Adamski biondo come era lui, però più giovane, più bello e che predica la pace e la fine della corsa agli armamenti atomici.
I suoi propositi innegabilmente buoni fanno sì che gli si possa perdonare, in parte.
Probabilmente, Adamski creò il suo mito basandosi su qualche fatto reale: l'osservazione di un UFO, le sue fotografie. Se il suo venusiano non gli somigliasse tanto, fino a sembrare quasi un suo figlio spirituale, crederemmo di più in lui. Però Adamski si è portato il suo segreto nella tomba, morendo il 23 Aprile 1965 di un attacco cardiaco nell'ospedale di Washington. Riposi in pace».

SEPOLTO NEL CIMITERO DEGLI EROI
Ma perché ad Arlington, il cimitero degli eroi?
Adamski aveva prestato servizio militare di leva, durante la Grande Guerra "imboscato" in cavalleria lungo il confine messicano. Quale servizio reso alla nazione gli si riconosceva accogliendone i resti ad Arlington?

Ancora il dottor Roberto Pinotti ricorda:
«Egli, dal canto suo, difese il suo primato: nelle numerose lettere indirizzateci nei due anni (dal 1963 al 1965) in cui siamo stati in rapporto epistolare, "GA" bolla con pesanti giudizi tutti gli altri contattisti americani e di altri paesi venuti alla ribalta nella sua scia, invitando a diffidare, in particolar modo, di quanti - per i loro pretesi contatti - facciano sistematicamente ricorso a fenomeni di ordine medianico e di quanti credono di ricevere messaggi "telepatici". Adamski, infatti, lo si consideri un abilissimo imbroglione od un fedele testimone, fa invariabilmente parlare i suoi extraterrestri, limitandosi solo a prendere atto delle loro rivelazioni e senza anzi mancare di rivelare come i suoi amici sembrassero talvolta volergli nascondere qualcosa: "Avvertii - leggiamo nel capitolo nove di "A bordo dei dischi volanti" che vi potevano essere delle cose che essi non intendessero farmi vedere...»

E se Adamski fosse stato ingannato dai suoi interlocutori anche sul loro luogo di provenienza...?
Leon Davidson, ha ravvisato nei "piloti" di Adamski dei terrestri, agenti della CIA, con l'incarico di presentarsi come originari di mondi inabitabili, con lo scopo di dare origine a testimonianze non credibili e quindi false; per gettare discredito sulla questione degli UFO e sulla loro origine extraterrestre.
Adamski, dunque, come strumento di controinformazione sugli UFO.
Una lettera del 1957, in fotocopia, fu fatta pervenire da Adamski al dottor Roberto Pinotti.
Nella lettera, indirizzatagli su carta intestata del Dipartimento di Stato da un certo R. E. Straith al quale non fu più possibile risalire; si dice al "contattista" di proseguire il suo operato.
Adamski lo ha fatto, autentico o falso che fosse l'invito.
Come afferma Aimé Michel, nessuno più di lui - in buona fede o no - ha contribuito a complicare il già complesso quadro dell'ufologia, screditando nel contempo l'intera questione agli occhi di quegli studiosi che avrebbero potuto e dovuto dare un contributo notevole alla sua soluzione.
In ogni caso, George Adamski ha acquisito un posto di primo piano nella storia del fenomeno UFO.

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